Un albero in più

Carlo Petrini: «Donate tempo e spazio al verde. Possiamo essere i protagonisti di una svolta ecologica globale»

L'appello di Carlo Petrini: "Ogni cittadino responsabile può contribuire a cambiare il mondo Tutto il sistema economico che tiene in piedi la nostra società deve essere rovesciato"

Una filastrocca molto nota recita che “per fare tutto ci vuole un albero”, una considerazione infantile e forse banale ma che non è del tutto fuori dalla realtà. Gli alberi sono i principali immagazzinatori di anidride carbonica, il principale dei gas serra responsabili del cambiamento climatico in corso, compiono una importantissima funzione termoregolatrice mitigando le ondate di calore, trattengono umidità nei terreni riducendo erosione e desertificazione, ospitano una enorme biodiversità e, elemento non trascurabile, abbelliscono i luoghi in cui crescono. In un periodo storico in cui viviamo un’emergenza climatica senza precedenti questi elementi andrebbero tenuti in seria considerazione. Se ormai è infatti vero che tutta la comunità scientifica è concorde nell’individuare la limitazione della crescita della temperatura mondiale entro i 2 gradi come priorità numero uno dell’agenda globale, decisamente più complicato è capire quali strumenti mettere in pratica e soprattutto come massimizzarne l’impatto. Da cittadini responsabili urge necessariamente un cambio di stili di vita nella direzione della sostenibilità e della riduzione dell’impatto delle nostre azioni quotidiane, dal modo in cui consumiamo a come ci muoviamo, da come mangiamo fino a come gestiamo i nostri rifiuti.

D’altra parte, tutto il sistema economico che regge la nostra società va parimenti messo in discussione da capo a piedi, perché non si può pensare a un mondo diverso senza un modello produttivo diverso. È ovvio dunque, però, che un cambio del genere, esteso su larga scala (perché è la massa critica che fa la differenza in questo caso), richiede tempo, un tempo che purtroppo non abbiamo se vogliamo garantirci un futuro nella nostra casa comune. Torniamo allora all’inizio, agli alberi. Piantare alberi è la strada che può assicurarci il margine di azione necessario per cambiare paradigma, per effettuare una vera svolta ecologica globale. Ed è una pratica che ciascuno di noi può mettere in atto, personalmente nei propri spazi verdi (per chi li ha), ma anche chiedendo alle istituzioni locali, regionali e nazionali di assumersi questo compito insieme alle imprese e agli enti privati, di qualsiasi estrazione e orientamento siano. Perché non piantare un albero per ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani? È un progetto di largo respiro, che finalmente può dimostrare che la comunità nazionale è in grado di agire e di reagire a una situazione che rischia di diventare rapidamente insostenibile.

Un’iniziativa a cui tutti possono contribuire e che non potrà che abbellire le nostre città, i nostri paesaggi, i nostri paesi. Un albero per ciascuno dei cittadini di questo meraviglioso paese per dire che il cambiamento climatico può e deve essere termato. È sotto gli occhi di tutti l’aumento della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi a tutte le latitudini, dalle ondate di calore alle cosiddette “bombe d’acqua”, alle tempeste che si stanno tropicalizzando anche nei nostri paesi fino ad arrivare a cicloni e uragani fuori stagione. Se poi vogliamo allargare lo sguardo oltre il nostro ombelico, è innegabile che l’incremento notevole dei flussi migratori degli ultimi anni abbia a che vedere con le mutate condizioni climatiche in paesi fragili e più esposti, come quelli della fascia subsahariana e mediorientale. Un appello a tutte le persone di buona volontà, e sappiamo che in questo paese sono moltissime, può allora essere un pezzo della risposta. Se funzionerà qui potrà funzionare ovunque. Uno sforzo collettivo teso al bello, al buono, al pulito e al giusto. Perché non c’è giustizia se non garantiamo alle future generazioni di poter godere di un ambiente salubre e vivibile.

di Carlo Petrini (da La Stampa)

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