Un albero in più

Carlo Petrini: «Piantiamo 60 milioni di alberi, uno per ogni cittadino italiano»

Il progetto di Carlo Petrini, con Mancuso, Pompili e le Comunità «Laudato sì»: l’invito a far crescere una pianta per ognuno di noi. E c’è già il borgo dove nascerà il primo

Un famoso libro di Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, rischia di essere superato per grandiosità di visione: oggi in Italia viene lanciato un appello che invita a piantare sessanta milioni di alberi, suppergiù uno per ogni abitante, neonati compresi. L’invito arriva dal presidente di Slow Food Carlo Petrini, da Stefano Mancuso, scienziato e direttore di LINV (International Laboratory for Plant Neurobiology) e dal vescovo di Rieti (e di Amatrice) Domenico Pompili. Tutti parlano a nome delle Comunità «Laudato Sì», collettivi di idee e azione fioriti intorno alla famosa enciclica pubblicata da papa Francesco nel 2015, quella che incitava ad un cambio di passo su ambiente e clima.

Amatrice

Ma anche la presenza del vescovo di Amatrice in qualche modo è simbolica: «L’idea nacque proprio lì, in uno dei raduni dedicati all’ambiente e all’economia solidale in quel territorio ferito dal terremoto», racconta Petrini. Due anni fa il vescovo gli disse che solo nel suo territorio c’erano 200 chiese distrutte e allora «Carlin» propose di far nascere qualcosa di nuovo dalle macerie. E oggi, dopo che il progetto è stato sposato anche dal più famoso neurobiologo vegetale, Stefano Mancuso, la campagna «Un albero in più» viene indirizzata a «privati cittadini, comunità, istituzioni, aziende, insomma — dice Petrini — a tutti quelli che hanno colto il messaggio del Papa e di tanti movimenti ambientalisti che stanno rialzando la testa, per esempio gli studenti di Fridays for Future», quelli ispirati da Greta Thunberg. I principi sono chiari: gli alberi aiutano a contrastare l’inquinamento atmosferico, combattono il surriscaldamento e una riforestazione intelligente forse può mitigare la carenza di una legge nazionale sul consumo di suolo.

Il borgo «apripista»

Ma, verrebbe da obiettare, chi comincia concretamente a dar seguito alle belle parole? «Io», dice al Corriere Enzo Bianco, presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci, l’associazione che raggruppa oltre 7mila comuni. Bianco è entusiasta del progetto e, anzi, ha già in mente il paese dove far spuntare il primo albero. «Sarebbe bello — dice — se venisse piantato a Cerignale, in provincia di Piacenza, il borgo guidato dal presidente dell’associazione Piccoli Comuni». Che è Massimo Castelli, rappresentante dei borghi più minuti, simbolo di un’Italia bellissima ma molto fragile, indebolita da spopolamento e crisi economica. Castelli accoglie la proposta e rilancia: «Io dico che in certe aree dell’Appennino lo slogan potrebbe essere “Un albero e una famiglia in più”. Con questo voglio dire che le politiche di riforestazione dovrebbero essere un fertilizzante per far rinascere alcuni paesi fiaccati da politiche urbanistiche ed economiche sbagliate». E forse questo coglie il vero spirito che sta dietro l’enciclica di papa Francesco, il quale fa riferimento a un cambiamento prima di tutto etico. Una visione differente sull’ambiente che nasce da una consapevolezza più profonda al di là degli slogan. Petrini — da tempo interlocutore discreto e prolifico del Pontefice — lo sa bene ed è per questo che dice: «Mi auguro che l’Italia diventi capofila di un grande movimento di riscossa in nome dell’ambiente». E Bianco, che è anche vicepresidente del Comitato europeo delle Regioni, promette: «Sarò relatore nella prossima assemblea Euromediterranea e porterò la proposta al centro della conferenza». Una cosa è certa: questo asse ambientale tra scienza, comunità bergogliane e movimenti come Slow Food è un segnale molto chiaro della riscossa di un’ala cattolica ben precisa. Scomoda?

da https://www.corriere.it

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