Sull'Osservatore Romano

Un culto vitale da celebrare ogni giorno

Il laboratorio di ortoculture L’Ortoc’è di Brescia si costituisce in Comunità Laudato si’ lo scorso 21 giugno, non a caso il primo giorno d’estate. Il nome dell’iniziativa porta con sé l’invito a recuperare uno sguardo contemplativo sull’esistente, e una specificazione che sottolinea il valore generativo del coltivare insieme. Tutto nasce da un terreno di circa settemila metri quadrati messo a disposizione dalle Suore missionarie della Società di Maria, che evoca il desiderio di mettere a disposizione della comunità un bene prezioso come la terra in un contesto cittadino, con lo scopo di tessere relazioni aperte e costruttive. Inizialmente il progetto ha visto come obiettivo principale l’estensione dell’area attraverso il coinvolgimento dei richiedenti protezione internazionale accolti dalla Cooperativa Kemay. I passi successivi sono stati quelli di provvedere alla formazione dei ragazzi, anche attraverso la collaborazione di giovani esperti in coltivazione naturale, l’assunzione di due operatrici per la gestione delle attività ordinarie, l’apertura del campo alla comunità per lo svolgimento dell’attività orticola a titolo volontario e l’apertura di banchetti per la distribuzione degli ortaggi raccolti, a seguito di una libera offerta.

Attualmente la presenza di un orto nel territorio del comune ha aperto la possibilità di riguadagnare momenti di socialità e collaborazione, di incontro e integrazione tra persone con origini, con età e percorsi di vita anche molto differenti. Nonostante la recente costituzione, le esperienze fatte sono già molte: campi di servizio a chilometri zero, in collaborazione con alcune parrocchie di Brescia e provincia e Young Caritas Brescia, ma anche laboratori artigianali, attività ludiche e ricreative per bambini, iniziative per il coinvolgimento di persone fragili, senza fissa dimora o in situazioni di grave marginalità economica e sociale.

Poi, la scelta di aderire alla rete delle Comunità Laudato si’: «Perché l’orto è l’espressione di un culto vitale che va ogni giorno celebrato. Scegliere di diventare fratelli, di scoprire ogni giorno che tutto è connesso e che siamo tutti connessi, scegliere la via dell’ecologia integrale come nuovo paradigma di giustizia perché tutti siamo creature, impegnarsi a fare rete con gli altri nella consapevolezza che “ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie”». L’Ortoc’è cresce ulteriormente, e diventa sempre più un laboratorio non solo di ortoculture, ma anche di attività che promuovano l’incontro con la natura e con gli altri, attraverso il rispetto e la cura per la casa comune. «Sono rimasto sorpreso da chi ha partecipato a questa iniziativa», dice don Stefano Fontan, che nell’estate 2020 con i giovani del suo oratorio ha partecipato al laboratorio. «Lavorare la terra richiede fatica e sudore, invece li ho visti allegri e responsabili, sempre generosi e attenti alla scuola della terra, esigente ma fedele. La terra ci ha uniti e interrogati sul futuro. Ambiente, servizio agli ultimi e giovani: è questa la lezione che ho appreso da quei giovani in tempo di covid».

Foto di Alex Fox da Pixabay

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