Monsignor Pompili, parla a Gela per promuovere i temi dell’Ecologia integrale contenuti nell’enciclica di papa Francesco. Un’occasione per ribadire come «la bellezza non è qualcosa di pleonastico, ma ci fa vivere in pienezza» e sostenere il lavoro di una rete di associazioni che ha trasformato un terreno abbandonato in uno degli orti sociali più grandi della Sicilia, dove oltre 100 famiglie che l’hanno adottato, coltivano senza pesticidi o fitofarmaci. «Questa è una grande occasione per Gela – ha detto Pompili – che è riuscita a ribaltare una situazione che sembrava destinata all’incuria».
Con la sua visita, l’alto prelato che è anche presidente della Commissione Cultura e Comunicazioni Sociali della Cei, ha portato a battesimo nella città del Golfo una cellula della Comunità Laudato si’ che da oggi sperimenta anche un laboratorio di erbe aromatiche. Quindi la visita agli ‘Orti sociali’ di via Europa, in cui si pratica agricoltura naturale e sostenibile grazie a un progetto voluto dalla diocesi di Piazza Armerina e dalla Famiglia dei Discepoli fondata da padre Giovanni Minozzi.
«Questo è un tentativo serio che vuole cambiare il nostro modo di pensare – ha dichiarato monsignor Rosario Gisana, vescovo piazzese – che trova nutrimento in questa splendida enciclica dove si coglie una chiave di lettura importante. Per questo papa Francesco parla di ecologia integrale. Non è solo un intervento sulla nostra casa comune, l’ambiente, ma anche un modo per concentrare la nostra attenzione sull’uomo, anche questi luogo di relazione. Se uomo e ambiente si incontrano, e noi dobbiamo creare le condizioni per farlo, allora riusciamo a promuovere un pensiero innovativo». Gisana, da sempre vicino alle tematiche della povertà ha esortato il numeroso pubblico presente «alla possibilità di un rinnovamento che guardi alla periferia esistenziale».
«Anche Francesco sollecita attenzione verso coloro che vivono una situazione di scarto. I poveri fanno da perno tra questi due luoghi esistenziali. Ed è a partire da loro che la sfida dell’Enciclica può partire».
«Quando tutto è connesso vuol dire che il fuori non è il set delle nostre performance ma c’è una reciprocità tra noi ed il mondo esterno», gli ha fatto eco monsignor Pompili che ha parlato di connessione tra “il dentro ed il fuori”. «I luoghi brutti ci appesantiscono l’anima, quindi è essenziale che ci riappropriamo di questa dimensione della bellezza”.
Nel suo intervento Pompili, che è anche promotore, insieme a Slow Food Italia del progetto Comunità Laudato si’, ha guardato al «rapporto tra pienezza e limite. Non dobbiamo compromettere l’albero sul quale tutto siamo appollaiati. Stiamo erodendo le risorse non rinnovabili – ha denunciato – in nome del profitto. E tutto quello che non va in questa direzione va accantonato. Ecco perché la pienezza ed il limite devono tenersi insieme. C’è chi sostiene che sulla dinamica dell’ambiente, quello che fa l’uomo non incide, se non in minima percentuale. Ma l’uomo che oggi è dotato di tecniche straordinarie è lo stesso di quello di una volta, che aveva in mano solo una mazza?».
Poi l’invito perché «ciascuno di noi, nel proprio piccolo, possiamo fare la differenza. L’enciclica non chiede un assenso, si o no, ma una mobilitazione di persone che ci faccia capire che non siamo isolati ma viviamo nella dimensione sociale. Dobbiamo recuperare – ha concluso – il rapporto tra individuale e sociale». Gela ha iniziato già lo scorso anno grazie ad una rete di persone e associazioni che vogliono fare dell’ecologia integrale un punto focale per ridare nuova energia alle comunità locali con iniziative e progetti concreti con i quali prendersi cura della “casa comune” che è la città, ma più in generale la terra.
La nuova rete associativa sosterrà il progetto Casa Futuro di Amatrice nella diocesi di Rieti e lavorerà per realizzare in città il progetto “La Casa di Francesco”, uno spazio ludico multidimensionale per educare ai valori dell’ecologia integrale. L’iniziativa è promossa da una grande rete di associazioni ed enti partner, tra i quali appunto la Diocesi di Piazza Armerina, la diocesi di Rieti, il MoVI, l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, la rete del progetto “The Youth City Factory” e di “Crescere Insieme”, il Comitato della via Francigena Fabaria comitato di Gela, l’associazione Smaf, la rete del servizio per la Pastorale Giovanile, il Cesvop, la casa del Volontariato.
Ed anche il progetto clinico “Le Ginestre” rappresentato dalla psicologa e psicoterapeuta Nuccia Morselli. «Facciamo psichiatria sociale», ha detto nel suo intervento: «Curiamo le persone non aziendalizzando il caso, ma mettendole al centro nei loro ambienti vitali. Così guardiamo oltre – ha aggiunto – e crediamo nei luoghi più naturali che vivono i ragazzi, le scuole, i parchi, le parrocchie. «Una rete tra le reti all’interno della quale anche la pubblica amministrazione inizia ad avere un ruolo», ha spiegato Enzo Madonia, promotore della Comunità Laudato si’ a Gela.
«Con #tuttoèconnesso, questo mood, spingiamo l’attivazione di un processo di partecipazione che parte dal basso. Una connessione che fa di Gela una città del sud che aiuta un’altra città perché nella reciprocità possiamo tutti cogliere i frutti. Ne è prova l’istituto paritario ‘don Minozzi’. Quando la scuola ha rischiato di chiudere, abbiamo iniziato a lavorare per riposizionarla all’interno del dibattito sociale della città».
«Non sono trascorsi neppure due anni ed i frutti di un lavoro intenso e puntuale si stanno già toccando con mano. L’auspicio è che coerenti con l’annuncio del Vangelo si possano continuare a realizzare progetti educativi e proposte attraenti per la formazione umana e professionale nei luoghi dell’istituto ‘don Minozzi’ che quest’anno, il 15 agosto, celebra 100 anni», ha ricordato padre Savino D’Amelio, Superiore Generale della Famiglia dei Discepoli.
Quello di martedì scorso, è stato un incontro che ha voluto offrire alcune linee di orientamento e di azione rispetto alla domanda su cosa è possibile fare per «uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando», per usare le parole di Bergoglio nel capitolo V dell’Enciclica. Gela è sulla buona strada. «Da qui sono stati lanciati alcuni segni che ci devono aiutare a superare questa nostra incapacità a sapere condividere, collaborare, mettere assieme», chiosa il vescovo Gisana.