Sull'Osservatore Romano

Buono, pulito e giusto per tutti

Se non fosse per la scaramanzia che caratterizza i napoletani all’ombra del vulcano più famoso del mondo, la Comunità Laudato si’ Vesuvio 1 potrebbe definirsi esplosiva: un movimento comunitario che ha coinvolto in un percorso condiviso sulla cura della casa comune le parrocchie della pedemontana vesuviana, la condotta Slow Food, alcuni circoli Laudato si’, l’amministrazione e la Pro-Loco di Trecase e alcune associazioni sensibili del territorio.

Così, don Federico Battaglia e Maria Lionelli hanno dato vita nel 2019 alla Comunità per ricostruire una coscienza ecologica a seguito dell’incendio nel 2017 della riserva boschiva del Parco Nazionale. L’opera della Comunità in questo tempo sul territorio vesuviano può essere raccontata attraverso la storia di alcune persone che si sono messe particolarmente in gioco. Alcuni proprietari di terreni destinati a “selvificazione”, perché troppo anziani per coltivarli o con proprietari ormai emigrati altrove, hanno dato in comodato d’uso alla parrocchia la propria terra incolta, permettendo così ad alcuni giovani, autoctoni e immigrati, di essere accompagnati con le competenze di Slow Food a impiantare colture che siano presìdi di biodiversità, valorizzando i prodotti attraverso i Mercati della Terra dell’associazione ispirata da Carlo Petrini. La Comunità, libera ed aperta, non è un’associazione alla quale ci si tessera, ma una realtà che coinvolge un intero popolo, sensibilizzandolo con i temi della cura della casa comune.

Capita che se il “pane sospeso” raccolto presso gli esercenti e destinato agli amici di strada non risulti di qualità, chi fa esperienza di volontariato e se lo trova tra le mani lo rimandi indietro, perché ha assunto l’idea che il cibo per i poveri non deve essere lo scarto, ma un cibo che sia “buono, pulito, giusto e per tutti”. Capita anche che Vincenzo Egizio, dell’area laica di Slow Food, raccogliendo papaccelle coltivate senza l’uso della chimica destinate al mercato internazionale, faccia un paio di giorni di lavoro per alimentare le mense dei poveri delle diocesi di Napoli e di Nola. Per emulare i «Dialoghi per Terra Futura» avvenuti tra Carlo Petrini e papa Francesco, la Comunità ha promosso momenti di dialogo tra i docenti universitari di area cattolica e l’universo attivista Slow Food su ambiente, comunità e prospettive per costruire modelli di ecologia integrale sul territorio vesuviano.

Di particolare impatto, in tempo di covid-19, è stata la mozione presentata dalla Comunità Vesuvio al congresso nazionale di Slow Food per il quadriennio 2021-2025 per garantire il vaccino anticovid agli immigrati irregolari e per promuovere ponti vaccinali, alleando due strutture internazionali (Chiesa e Slow Food) nei Paesi in cui non c’è possibilità di vaccinarsi. Questa testimonianza, la prima in Campania, sta ispirando la nascita di altre Comunità nella regione Campania: «Credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti».

Foto di Couleur da Pixabay

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