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La Casa Comune è «cosa bella»

«Tra gli scopi dell’esistenza non può mancare la bellezza. Tornare alla bellezza ci aiuta a far sì che il lusso, il denaro, il consumo possano essere superate». È a partire da questo presupposto che lo scorso 22 marzo il vescovo Domenico è entrato nel vivo dell’enciclica Laudato si’ a Fiuggi, invitato a parlare dall’Amministrazione comunale

L’ecologia integrale proposta da papa Francesco con l’enciclica Laudato si’ apre a una visione della realtà a più vettori, nella quale si intrecciano l’ambiente e la giustizia, l’attenzione per gli ultimi e la tutela della natura, il senso della pienezza e la consapevolezza del limite. Ne ha parlato il vescovo Domenico a Fiuggi, in occasione di un affollato incontro pubblico promosso dall’amministrazione comunale.

«Tra gli scopi dell’esistenza non può mancare la bellezza. Tornare alla bellezza ci aiuta a far sì che il lusso, il denaro, il consumo possano essere superate». È a partire da questo presupposto che lo scorso 22 marzo il vescovo Domenico è entrato nel vivo dell’enciclica Laudato si’ a Fiuggi, invitato a parlare dall’Amministrazione comunale. Non solo per affrontare l’argomento da una prospettiva di grande interesse culturale e spirituale, ma anche per raccontare e promuovere l’esperienza delle Comunità Laudato si’, lanciata dalla Chiesa di Rieti assieme a Slow Food.

Etica ed Estetica

La prima sottolineatura può sembrare originale, ma il documento che il Papa ha consegnato alla Chiesa universale e agli uomini di buona volontà nel 2015 «ripropone l’inseparabilità tra etica e estetica». La creazione, nella descrizione della Genesi, viene infatti presentata con quel «Dio vide che era cosa buona», il cui testo in realtà dice «cosa bella». Ma perché per la Bibbia è un tutt’uno: non si può separare bontà e bellezza, «si ha bellezza quando si genera armonia tra natura dei sentimenti e natura dei soggetti, quando si stabilisce una relazione intersoggettiva tra noi e ciò che ci circonda». Per questo, più che l’allarmismo per i disastri ambientali, più che la paura per quel che può accadere al pianeta, «alla base della Laudato si’ c’è l’invito a questo stupore/amore per il creato».

Tutto è connesso

Il vescovo ha subito richiamato l’idea madre del “tutto è connesso”, «l’assioma da cui muove tutta la riflessione teologica ma anche pastorale» proposta da Francesco. Da intendersi, ha precisato Pompili, «non tanto “tutto è connesso là fuori”, ma “io sono legato a ogni persona e ogni cosa”, che lo voglia riconoscere o no». Ecco perché «se anche possiamo convenire in teoria sulla portata della questione ecologica, dobbiamo però fare poi il passo successivo, uscire da quelle letture comode, rassicuranti, che sono portate a vivisezionare la realtà» e smetterla di considerare la questione ambientale a sé stante, mentre il Papa ci tiene a ricordarci che il discorso sociale, antropologico, economico non è separato dall’ambiente.

Insieme ecologia e giustizia

Il tenere “tutto connesso” Bergoglio non cessa di ricordarlo, come quando afferma «che la tutela dell’embrione e quella del migrante sono due facce della stessa medaglia, perché entrambe segnate dalla fragilità». Il punto di forza della Laudato si’ è appunto questo legame tra aspetto ecologico e aspetto sociale: «Nessuno può pensare che la società o l’economia possa crescere o evolversi indipendentemente dalla questione dell’ambiente, così come è ipocrita chi fa discorsi rispetto al mondo non sviluppato e pensa di poterlo fare senza riferimento alla questione ambientale: i migranti di prossima generazione si chiameranno migranti climatici. Abbiamo un bel dire “aiutiamoli a casa loro”, ma se la loro casa va in fiamme o è sommersa c’è poco da fare».
Tre, secondo la lettura offerta da monsignor Domenico, gli aspetti da evidenziare di questo “invito alla piena armonia” che viene dall’enciclica papale.

Non esiste dentro e fuori

Primo: «se tutto è connesso, dobbiamo persuaderci che non esiste “dentro” e “fuori”, ma sono l’uno nell’altro. Il Papa passa dal piano della creazione a quello della persona e ci fa capire che ci si condiziona reciprocamente. Esteriorità e interiorità sono in dialogo costante. Ciò ci dice perché ai deserti esteriori che si moltiplicano corrispondono i deserti interiori, come diceva Benedetto XVI. La vera contemplazione non è mai passiva, è stimolo di interrogazione, stimola alla circolarità tra esteriorità e interiorità». E ci fa concludere «che il Vangelo è scritto anche negli alberi, nel cielo, nelle stelle: ci fa bene ricordarcene, soprattutto qui nella Valle Santa».

Riscoprire pienezza e limite

Il secondo aspetto riguarda quella «tensione bipolare tra pienezza e limite» di cui Francesco parla nell’altro suo grande documento, la Evangelii gaudium. «La pienezza non è il contrario del limite. Dobbiamo giocarci una pienezza nel limite, non far finta di non avere limiti», con quel necessario discernimento da maturare nei confronti della natura. Non si riflette sul fatto, ha rilevato Pompili, che «“natura” è participio futuro del verbo “nascere”, ovvero qualcosa che è sempre in evoluzione» ed è il messaggio della Bibbia, in cui «Dio avvia la creazione e affida all’uomo di portarla a sviluppo». Ecco perché nel porci dinanzi alla natura «è importante ascoltarla, porre limiti al nostro manipolare, non per sentirci impediti ma per ritrovare questa dimensione di ascolto della natura: dimenticarlo ci porta a essere noi i destinatari primi dei dissesti che ciò comporta».

La relazione tra individuo e società

Infine, «il rapporto che tutto è connesso fa emergere anche la stretta interrelazione tra individuale e sociale. Noi siamo prima società e poi individui, a dispetto di quel che sempre pensiamo: noi veniamo da una relazione». Il Papa, ha ribadito Pompili, «ci ricorda che anche il mondo abitato è fatto di relazione, e la salute della terra è dovuta alla bontà di questi rapporti».
Grandi questioni che rendono impossibile una risposta individuale: Bergoglio «dice che è necessaria unione di forze: la conversione ecologica è anche una conversione comunitaria». Anche pensando alle generazioni future: «una connessione nel tempo oltre che nello spazio, un richiamo alla responsabilità e alla cura».

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