Lo scorso 23 febbraio la Comunità Laudato si’ Salvaterra Romagna Forlivese ha organizzato un incontro sull’acqua dal titolo L’acqua è un dono, che ha visto diversi relatori e partecipanti.
L’incontro si è tenuto presso il salone del consiglio comunale di Forlimpopoli, che ha dato il patrocinio, alla presenza dell’assessore all’ambiente Gian Matteo Peperoni e del sindaco Milena Garavini.
Ha aperto la serata don Filippo Foietta, referente della Comunità Laudato Sì Salvaterra, citando le parole del Papa che, nell’enciclica e in molti discorsi successivi, parla dell’acqua come diritto fondamentale senza il quale tutti gli altri diritti sono impossibili da esercitare. Si tratta di un diritto alla vita, negarlo come avviene in molti paesi del mondo, significa togliere la possibilità di vivere. Il problema dell’acqua, della sua scarsità dovuta ai cambiamenti climatici, del suo inquinamento dovuto a aziende e industrie senza scrupoli, della disparità della sua distribuzione, del suo portare malattie e disagi gravissimi in paesi poverissimi, deve essere affrontato con urgenza da chi ne ha la responsabilità, si tratta di un bene comune, un dono che Dio ci dà da custodire.
A seguire è intervenuto Stefano Bellavista presidente di Unica Reti, la partecipata a cui aderiscono 30 comuni romagnoli che ha avviato una raccolta fondi dalle istituzioni destinata a progetti di attenzione all’acqua nel terzo mondo. Inizialmente si pensava di produrre e utilizzare un macchinario ipertecnologico capace di estrarre acqua dall’umidità dell’aria, funzionante anche in zone desertiche e a energia solare, poi per gli elevati costi di produzione e manutenzione e i problemi legati alla formazione dei tecnici si è optato per dei pozzi.
Qui entra in campo il Comitato per la Lotta contro la Fame nel mondo che con i suoi legami col Kenia e la zona vicina a Wajir ha trovato subito il luogo in cui costruire. Il presidente Davide Rosetti ha illustrato il progetto e lo stato di avanzamento in due villaggi nel nord-ovest dell’Etiopia, non lontano da Wajir e dal Tigray.
In conclusione sono state considerate alcune buone pratiche quotidiane per il rispetto di questo dono così importante anche per noi, anche se non sempre ce ne accorgiamo.
Per questo, anche in corrispondenza con le tradizionali prassi di Quaresima, si è proposto:
Digiuno: mangiare meno carne di mucca e maiale derivanti da allevamenti intensivi, consumano migliaia di Lt di acqua, non mangiare frutta ad alto impatto idrico e non ecosostenibile, mangiare sano e km O, bere acqua del rubinetto in borraccia;
Elemosina: per le organizzazioni umanitarie che si occupano delle povertà causate dallo sfruttamento della Terra (come le nostre Caritas e Libera per esempio);
Preghiera: “per la nostra Terra” e per la Pace in Ucraina e nelle altre parti del mondo interessate da conflitti;
Penitenza: stiamo attenti a come usiamo le ricchezze naturali che Dio ci ha dato e come amiamo le persone intorno a noi.
Un incontro interessante soprattutto per la rete che si è creata fra organismi completamente diversi ma che a più livelli (di formazione e sensibilizzazione, progettazione e messa in opera, di raccolta fondi), possono lavorare in sinergia per un bene comune.