Che cibo fa? Nell’ultimo fine settimana di luglio si è svolto il primo Web-WeekEnd di Bellezza organizzato dalla Comunità Laudato si’ Pachamama. Nella tre giorni organizzata nella suggestiva cornice di Villa Restelli a Olgiate Olona, nel Varesotto, partendo dal cibo si è affrontato il tema dell’ecologia integrale come risposta ad una crisi che non è solo ambientale, ma che sta avendo anche ricadute politiche, sociali e spirituali. Sotto il segno della intergenerazionalità e biodiversità umana, in cui la diversità viene vista come un valore e non come un limite, la Comunità ha ospitato nelle propri abitazioni weekenders provenienti da varie zone d’Italia, intervallando momenti di riflessione a quelli di vita condivisa.
Se con Raffarella Ponzio si è ragionato sul “cibo qui”, con il secondo relatore, Mattia Prayer Galletti, si è discusso sul “cibo là”. E i popoli indigeni sono stati il ponte con il collegamento online con Jean Marconi De Oliveira Carvalho, referente della Comunità Laudato si’ di Brasilia: «Se il mangiare è un atto agrario, è anche un atto politico. Quello che mangiamo ha impatto dirette sulle comunità indigene». In chiusura di giornata, dopo il laboratorio di recupero del cibo, l’intervento di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e ideatore, insieme al vescovo di Rieti Domenico Pompili, delle Comunità Laudato si’.
Petrini, partendo dall’emergenza della situazione attuale, che vede la razza umana in pericolo a causa della sua stessa condotta, ha auspicato un cambiamento attraverso un’effettiva transizione ecologica, perché «bisogna avere la forza di un cambiamento non solo nei comportamenti individuali ma anche nel modo di intendere l’economia, la socialità e la produzione. Viviamo un’epoca in cui è necessario mobilitare le coscienze in maniera molto più forte, e questo deve avvenire con consapevolezza e gioia nei confronti del cambiamento: i grandi cambiamenti si realizzano solo con la convinzione, partecipazione collettiva e con la gioia».
Cibo come atto d’amore per sé stessi, cibo come collante tra persone e tra popoli. Ma anche veicolo per cambiare il proprio stile di vita, per arrivare ad una vera e propria comunità slow. Basta poco — ha sottolineato Petrini — per fare la differenza: «La scelta di dove acquistare le materie prime, la riduzione di plastiche monouso e la riscoperta dei prodotti agricoli può fare la differenza. Valorizzare l’economia e la biodiversità locale, con la conoscenza diretta dei contadini e del territorio, sono atti di una valenza impressionante».
Non ultima, l’importanza di fare rete: «Serve alleanza intergenerazionale perché si realizzino quelle mobilitazioni che apparentemente sono di tipo domestico, sono necessarie fraternità e senso di reciprocità». Dopo le conferenze, il gruppo si è riunito per discutere e cercare di proporre delle soluzioni reali racchiuse nel “patto per il pianeta”, una carta comune di impegno collettivo e individuale. I componenti della Comunità, mettono infatti costantemente in pratica i dettami della Laudato si’ attraverso iniziative sociali o campagne per sostenere il progetto di orti in Africa a favore di pazienti sieropositivi e di famiglie in stato di povertà sostenute in Malawi dal programma Dream della Comunità di Sant’Egidio.