Ringraziamo la Comunità Laudato sì di Treviso e ancor di più il vescovo Domenico Pompili per averci dato la possibilità di essere qui oggi e di ascoltare interventi tanto pregni di significato e soprattutto strettamente connessi con argomenti fondamentali per tutti, ma soprattutto per noi, giovani studenti del Liceo delle scienze umane.
Attualmente frequentiamo la seconda, ma già l’anno scorso in geostoria e italiano abbiamo affrontato, sia pur nel nostro piccolo, il tema chiave di questa giornata ossia l’importanza di tutelare e custodire quella che Papa Francesco nell’enciclica Laudato sì chiama Casa comune, che non a caso riprende il cantico delle creature di Francesco d’Assisi, sia pur in una chiave interreligiosa ed aperta anche ai non credenti.
Attraverso letture, dibattiti e la visione guidata del documentario del National Geographic: “Sei gradi possono cambiare il mondo”, abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza della grave situazione in cui si trova il nostro Pianeta. Inquinamento, cambiamenti climatici, effetto serra, scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, acidificazione degli oceani e sbiancamento delle barriere coralline, questione dell’acqua e guerre per il cosiddetto “Oro Azzurro”.
Ci siamo anche resi conto che tali fenomeni gravissimi, rispetto ai quali non si può più aspettare oltre, non possono e non devono essere scissi da una riflessione attenta ed eticamente necessaria su quella che nella sua enciclica il Pontefice chiama “Ecologia integrale”: abbiamo, infatti, fatto riferimento, ad esempio, al numero crescente dei cosiddetti eco-profughi.
Parlare di ambiente, insomma, significa anche rivolgere lo sguardo nella nostra interiorità e verso chi soffre: i poveri, i diseredati, le moltissime vittime di abusi e soprusi che ogni giorno si continuano a perpetrare in questo “atomo opaco del male”.
A questo punto quest’anno non abbiamo non potuto riflettere su due parole chiave che, come tutte le parole, devono essere comprese e usate con cautela: responsabilità e indifferenza.
In italiano stiamo lavorando sull’uso etico della lingua per evitare manipolazioni e sostenere una comunicazione non violenta.
Dopo aver letto il testo di Hessel “Indignatevi” ed alcuni passi dal “Breviario di scrittura civile“ di Gianrico Carofiglio, ci è stato richiesto di produrre degli elaborati su quello che anche Papa Francesco definisce come uno dei mali peggiori per l’Umanità: l’indifferenza, che è necessario superare perché dall’indignazione si possa passare ad un vero e proprio impegno anche nella nostra vita quotidiana.
Vi leggiamo solo qualche breve passaggio da alcuni dei testi che abbiamo scritto:
L’indifferenza… Come si può definire questa parola?
Con essa si può intendere un metodo di autoconservazione di sogni e sentimenti facilmente frantumabili, come una conchiglia che protegge la perla durante il suo delicato processo di creazione.
Ma può essere anche un’arma pericolosa, per ferire qualcuno o allontanarlo da sé.
A volte l’indifferenza, purtroppo, è diventata un’abitudine, come quando il 27 gennaio in classe si fa un minuto di silenzio per ricordare la Shoah e gli studenti spesso non provano più rabbia, incredulità e vergogna per quello che l’essere umano è riuscito a creare…
Indifferenza è anche girare canale quando si parla di persone morte in mare o di femminicidio o di distruzione della biodiversità, tanto… “Io non posso fare niente…”.
Ho sempre pensato all’indifferenza come ad una pausa, un momento di silenzio dell’anima… Dove tutto ciò che mi circonda cessa di esistere o semplicemente smetto di considerarlo.
Associo a questa parola all’azione di staccare la spina, spegnendo tutto, dentro e fuori di me… Ma c’è qualcosa di più…
Per usare una metafora, quando usiamo il computer e lo sovraccarichiamo di file, cartelle, immagini, dopo un po’ di tempo il PC si spegne automaticamente, capisce che le informazioni che sta ricevendo sono eccessive e, per non auto danneggiarsi… si spegne.
Funziona più o meno così. A volte ci troviamo di fronte a così tante sollecitazioni e a così tante scelte, cambiamenti ed emozioni contrastanti che ci sentiamo in pericolo, come camminassimo sul punto più alto di una gru… Quindi preferiamo… spegnerci…”.
Ma non si può andare avanti così, non possiamo comportarci come quelli che Dante definiva ignavi.
All’indignazione deve seguire l’impegno… Un impegno costante, quotidiano, che non si può più procrastinare…
Testi letti da Emmanuele Monti ed Eleonora Bresolin. Classe Seconda del Liceo statale “Duca degli Abruzzi” Treviso