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Prossimità e contemplazione: la Comunità Laudato si’ della Romagna Forlivese riparte e guarda avanti

Il lockdown ha imposto un’interruzione forzata della attività programmate, ma la Comunità laudato si' della Romagna Forlivese non si è fermata, ha scoperto nuovi modi per comunicare e l'opportunità di contemplare

Se si cercassero dei simboli di progetti interrotti, l’esperienza della Comunità Laudato si’ della Romagna Forlivese, quella di Forlimpopoli-Salvaterra, ne racchiuderebbe molti in un colpo solo.

Settimane di lavoro per l’allestimento nei minimi dettagli della mostra “il grido della terra”, una pianificazione mensile di laboratori per ragazzi, l’inaugurazione con centinaia di persone e interrotta dal blocco dopo 24 ore.

L’impegno per organizzare un progetto ambizioso di divulgazione delle tematiche socio-ambientali è stato apparentemente annientato da un fenomeno incontrollabile, improvviso e inaspettato.

Il simbolo della mostra è diventato anche il simbolo del progetto: un albero di pero che è rimasto al centro del percorso costruito dai pannelli durante questo periodo di attesa. Ancora senza foglie al momento della sua installazione nel Santuario di Forlimpopoli, non si è arreso e ha continuato imperterrito il suo processo vitale: prima qualche timida foglia, poi sempre più numerose, fino a diventare oggi un rigogliosissimo albero. Nonostante tutto.

Anche i componenti del gruppo in questo periodo non si sono arresi, anzi hanno reso ancora più produttivo questi mesi di sospensione. L’impossibilità di spostarsi ha portato con sé alcuni regali: si sono avute molte occasioni per avvicinarsi a molteplici possibilità, grazie alla tecnologia. Sono stati organizzati numerosi eventi nazionali e internazionali sul tema ambientale e socio-politico e chiunque poteva partecipare senza limiti logistici, di etá o altro. Si è fatta davvero rete tra realtà lontane geograficamente, ma vicine a livello di intenti.

Il fenomeno del Covid-19 ha mostrato come quel che non riesce a fare l’uomo, lo fa natura. Tutto il mondo ha toccato con mano i pericoli e le soluzioni che normalmente i cosiddetti idealisti raccontano da tempo, a livello teorico. Il lockdown ha imposto un’interruzione forzata che ha avuto conseguenze positive a livello di inquinamento ambientale e molti hanno notato come in queste settimane si sia potuto respirare e sentire il profumo dell’aria. Indubbiamente è nata una nuova consapevolezza: tutti gli uomini e donne della terra sono collegati tra loro, nella buona e nella cattiva sorte.

Con l’isolamento forzato abbiamo scoperto come sia importante la prossimità dell’altro e la solidarietà; la lentezza impostaci ci ha fatto riscoprire l’interiorità di noi stessi e delle nostre famiglie; le nostre agende improvvisamente vuote ci hanno mostrato la bellezza del silenzio e della contemplazione. Tutti in prima persona siamo tutti protagonisti della costruzione di un nuovo modello sociale che papa Francesco riporta nella sua Laudato si‘.

Quel nuovo modello i cui mattoni sono le parole del messaggio dell’enciclica: un’ecologia integrale che intrecci la cura del creato come casa comune, con la giustizia economica, la solidarietà e la politica. Il lock-down si è concluso proprio nella settimana già prevista come “Settimana Laudato si’”: un segno perché la ri-partenza si caratterizzi per un rilanciato impegno che, partendo dal basso grazie a ogni uomo di buona volontà, ruoti attorno alle parole di papa Francesco.

«Dopo questo incontro online, stiamo pensando a come ripartire con la mostra, con gli incontri, con le collaborazioni. Mercoledì scorso, per esempio, alcuni di noi sono stati ricevuti dal vescovo in occasione della fondazione del Comitato Alberitalia, una organizzazione nata per la concretizzazione del progetto “60milioni di alberi”, che si propone, partendo dal messaggio dell’Enciclica, di piantare un albero per ogni italiano».

 

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